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5 maggio… Yosemite Park e Bishop

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Suona la sveglia, ma questa volta nessuna doccia veloce per poter andare a fare colazione fuori. Abbiamo il cucinotto in camera e si prepara tutto con calma. Wow, è stupendo fare colazione ancora assonnati con il sottofondo dei cartoni in tv, mi fa tornare giusto indietro di qualche anno;) Una volta sistemato tutto e dopo qualche scatto sul balcone portiamo giù le valigie pronti per la nuova giornata. Mia madre ci racconta il suo incontro ravvicinato con un orsetto lavatore. All’alba era sul balcone a fumare quando ha visto un musetto fare capolino dal buio con i soli occhietti ben visibili. Pensando fosse un gatto ed avendo paura dei gatti lo ha cacciato. Poco dopo lui è tornato e lei siè chiusa in camera spaventata. Lo ha visto poi accomodarsi nel balcone e prendere tra le zampette il bicchiere di plastica per poi poi riposarlo non avendo trovato all’interno nulla di commestibile. Tranquillamente lui ha attraversato il nostro balcone, quelli accanto e poi via verso il bosco. Una volta sistemate le valigie ed ascoltato l’emozionante racconto andiamo verso il negozio dell’hotel in cerca di qualche acquisto carino.. giusto qualche cartolina e calamita. Al bar facciamo l’incontro con un enorme corvo imperiale che rimane immobile giusto il tempo di qualche scatto. Veramente molto bello, con quelle piume lucide. Siamo finalmente pronti e ci dirigiamo verso lo Yosemite Park, quello vero, talmente vero che ci aspetta un ranger all’entrata per farci pagare il ticket, $ 30 a veicolo (evviva!). Parliamo un po’ con il ranger (che sembra uscito dal cartone dell’orso Yoghi) noncuranti della coda di auto dietro di noi. Man mano che entriamo nel parco Massi si lamenta sempre più perché abbiamo poca benzina. La prima tappa la facciamo al Tunnel View, panorama spettacolare con il suo Sentile Dome. Scattiamo un bel po’ di foto mentre ci godiamo questa grande vallata. Proseguiamo il tragitto fino a quando vediamo un piazzale con delle auto parcheggiate e decidiamo di fare una sosta per scoprire cosa c’è di interessante da vedere. Di solito la cuoriosità è donna, ma nel nostro caso no. Mio padre avanza nel bosco e non lo vediamo più. Lo chiamiamo, ma nulla. Decido di andarlo a cercare perché abbiamo paura possa essere successo qualcosa, un incontro con un orso, non si sa mai;) Dopo un po’ lo vedo, affannato che si lamenta perché per seguire un ragazzo è andato troppo dentro nel bosco e si è perso non riuscendo più a capire come si tornava alla base. Accanto all’auto parcheggiata notiamo una casetta di legno, è un bagno pubblico. Più che un bagno si tratta di un buco abbastanza largo nel terreno  racchiuso in una casetta di legno. Ovviamente non c’è lo scarico e la puzza è dnauseabonda. Proseguiamo il tragitto ed arriviamo al Glacier Point da dove ammiriamo la maestosità dell’Half Dome. Anche quì scattiamo delle belle foto mentre Julia si diverte a giocare con la terra ed i sassi. Scena buffa… seduti sul muretto, JP gioca con un bastoncino di legno e per paura che si faccia male lo butto via dicendo “Viaaaa”. Mia madre decide di darle una calamita appena acquistata per farla stare traqnuilla e JP tutta serena e felice la getta via dicendo “Viaaaaa”. Mia madre rimane a bocca aperta non trovando le parole per dire nulla se non alla fine scavalcare il muretto ed andare a recuperare la calamita nascosta tra gli sterpi. Tornando alla macchina incontriamo uno scoiattolino tutto preso a mangiare un pezzetto di limone trovato in terra e JP si innamora di lui, il suo nuovo amichetto “icci”.  Proseguendo in auto verso il sentiero notiamo la presenza della neve lungo i lati, chissà quanto freddo farà in inverno.Si è fatta quasi l’ora di pranzo e decidiamo di abbandonare il parco per arrivare a Bishop, dove faremo una breve tappa notturna, sono circa 2h di viaggio e dovremmo arrivare per le h 13.30. Finalmente incontriamo un distributore di benzina, Massi si tranquillizza e possiamo proseguire il viaggio sereni, ma da quì inizia il panico. Il navigatore ci conduce esattamente dalla parte opposta rispetto alla nostra destinazione. Le 2h di viaggio diventano un miraggio e l’ora di arrivo a destinazione in un secondo passa dalle h 13.30 alle h 15.30 poi 17.30 e poi 21.00 e poi pensiamo che non arriveremo mai in hotel.  Ci fermiamo e chiediamo indicazioni in un piccolo villaggio con poche casette e lo sceriffo, ci sentiamo catapultati in un film. Nessuno conosce Bishop e le loro indicazioni ci fanno allontanare sempre più. Passiamo per Sacramento poi South Lake Tahoe riattraversando il parco da un’altra parte più a nord. Facciamo un incontro ravvicinato con un’aquila che passa tranquilla davanti alla nostra auto neanche fosse un passerotto. Ci fermiamo per far fare merenda a JP e prendere un po’ d’aria perché tutte quelle ore in auto sono stancanti (ripeto che dormire stanca). Passeggiando la mia attenzione viene catturata da un cancello, sbircio dentro e vedo tanti box, mi sembra di trovarmi nel programma delle aste dei box (quello su DMax) e sento già la voce inconfondibile del pelato dire “WOW!”. Risaliamo in auto ed il nostro viaggio diventa sempre più preoccupante perché il navigatore stima l’orario di arrivo per le h 22.00. Decidiamo di fermarci per cenare in una sorta di baita in un posto sperduto lungo la strada. Entriamo e veniamo accolti dal calore del fuoco nel camino, ci sentiamo osservati e girandoci notiamo un orso che ci fissa. Sul cartellino è scritto che l’orso è stato ucciso in Alaska, si tratta di un grizzly. Il pub è alquanto spartano, ma molto caratteristico. Il signore che ci serve (non sappiamo se è il propietario) è molto gentile ed il cibo davvero buono. Ci mette anche a disposizione il suo telefono per chiamare l’hotel a Bishop ed avvertire che siamo in ritardo causa piccolo imprevisto e prima o poi arriveremo (si spera). Rifocillati ci rimettiamo in cammino e percorriamo il restante tragitto nel buio della notte. Il navigatore è talmente fuso che ad un certo punto decide di farci abbandonare la strada asfaltata per un vialetto ancora più buio con qualche piccola casetta lungo i lati. Ovviamente decidiamo di fare di testa nostra e torniamo indietro per riprendere la strada asfaltata e proseguire in quella direzione. Ad un certo punto Massi chiede il cambio alla guida a mio padre (possono guidare solo loro due), ma non si rivela un’ottima idea dato che, a causa di un colpo di sonno, rischiamo l’incidente. La prontezza di Massi ci salva e riprende lui la guida fino a destinazione. Raggiungiamo l’hotel verso l’1 del mattino… una giornata interminabile. La camera non è il massimo, ma siamo talmente stanchi che è perfetta così. Il lavandino è dentro la stanza separato dal letto da un muretto, mentre nella porta del bagno ci sono doccia e wc. Ci mettiamo a letto ed abbiamo ancora le forze di chiamare la receptionist per chiedere la password del wifi e salutare l’Italia.

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Yosemite, vista dall’hotel

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Le nostre stanze

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Corvo imperiale

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Tunnel View

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Il ritrovamento di mio padre nel bosco

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Glacier Point

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