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Lavorare, lavorare, lavorare. Ma cosa perdiamo nel frattempo?

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Vivere per lavorare o lavorare per vivere? Ultimamente queste due frasi si intersecano in un turbinio di emozioni e condizioni che stanno mettendo a repentaglio la mia stabilità emotiva e vitale. Parliamoci chiaro, mi piace lavorare e quando non lavoro sento che mi manca qualcosa, ma ritengo che il lavoro non debba dettare le regole di vita di una persona. Tutte le mattine esco di casa con un’unica promessa che faccio a me stessa, lavorare 8h e tornare a casa in tempo per stare con mia figlia. Tutte le mattine esco di casa consapevole che sto mentendo a me stessa facendomi questa promessa, consapevole del fatto che il mio rientro a casa sarà giusto in tempo per preparare la cena, spesso elemosinando la cena ai piani alti avvisando i miei genitori che ci sono tre bocche in più da sfamare. Mi continuo a chiedere se il sacrificio di una lontananza forzata da mia figlia venga giustamente ricompensato e la risposta, ovviamente, è NO. Mi continuo a chiedere cosa mi perdo stando chiusa per ore e ore in ufficio, quasi sempre oltre le canoniche 8 ore di lavoro giornaliere, e la mia risposta è, giustamente, NON LO SO. Non posso saperlo perché quando esco la giornata è terminata, non posso saperlo perché quando esco sono talmente tanto stanca da non riconoscere neanche i volti familiari che incontro, non posso saperlo perché capita che il lavoro mi insegua anche a casa.

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Ieri ho avuto l’opportunità di scoprire cosa mi perdo tutti i giorni e mi si è aperto un mondo parallelo, il mondo di una quotidianità felice e serena. Alle 20:00 incontri gente stanca, nervosa, continuamente di corsa. Alle 16:00 incontri gente che ha voglia di fare, allegra, che affronta il resto della giornata con la dovuta calma.

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Ieri ho avuto il piacere di accompagnare mia figlia dalla pediatra per una visita di controllo (tutto ok, tutto nella norma), ieri ho avuto l’opportunità di godermi un pomeriggio in compagnia di mia figlia. Un pomeriggio tranquillo, ma solo nostro, totalmente nostro. E così il gelato era più buono del solito, il parco più più allegro del solito e lo shopping più divertente del solito.

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Abbiamo mangiato sporcandoci e ridendo, abbiamo corso al parco con gli altri bimbi, abbiamo fatto una passeggiatina sul pony (finalmente sembra essere andata via la paura dei cavalli), siamo andate su e giù in un negozio con il monopattino per provarlo e poi lo abbiamo acquistato, abbiamo incontrato volti amici e siamo riuscite anche a scambiare due chiacchiere. Ieri siamo andate in giro serene e Julia ha avuto la sua indipendenza nel camminare grazie anche a loro, le leash kids acquistate in America e molto fashion con la scimmietta a zainetto che noi abbiamo chiamato Mommy.

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Ieri è stata una delle giornate più belle degli ultimi tempi perché imprevista e, come ogni evento bello imprevisto nella vita, mi ha caricata di tanta energia positiva. Energia che mi servirà per i nuovi progetti che stanno facendo capolino nella mia testa più spavaldi che mai.

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