Il suono della sveglia oggi è tremendo, ci sembra che siamo andati a letto da poco, ci sembra ????? E’ accaduto proprio così. Apriamo le tende dell’unica finestra della stanza e vediamo un signore passeggiare sul corridoio che poi in realtà è strada… va beh, good morning! Una volta lavati e vestiti usciamo alla ricerca di un posto per fare colazione. Di notte sembrava una zona deserta, di giorno devo dire che è una zona deserta. Una strada principale abbastanza trafficata e qualche negozietto ogni tanto, motel e niente più (mi chiedo dove saranno mai le loro abitazioni). Il mio spirito di sopravvivenza mi suggerisce che per la colazione bisogna andare a destra, mentre Massi dice a sinistra. Bene, vinco io! Quando si tratta di fare colazione non ho rivali. Noi, come sempre, andiamo da Starbucks (non vorremmo mai essere la causa del loro fallimento ;)) mentre i miei decidono di fare colazione da Donuts, il locale accanto. Sono stati attirati da un gruppo di cowboy che stavano mangiando lì ed hanno deciso di provare. Paste molto grandi e qualche dollaro in meno, comunque buoni entrambi. Tornando verso l’hotel incontriamo un negozietto e mia madre decide di andare a fare shopping…”Ma’, prendine una buona e leggera” e lei “Cosa?” – “Vendono pistole. Se devi fare shopping fallo bene!” – ” Ah, no no no no. Non avevo capito, non entro”… Dopo qualche foto con la bandiera e con il negozio incriminato alle spalle torniamo in hotel per prepararci per l’ennesimo spostamento… Death Valley arriviamo!!!
Con il nostro super bolide stracarico di valigie e viveri (dopo la giornata di ieri ci siamo attrezzati meglio) iniziamo il nostro viaggio. Il verde intenso di ieri è solo un lontanissimo ricordo. Ai lati della strada ci sono pochi alberi, ogni tanto incontriamo una casetta e poi distese di steppa. Decidiamo di fare tappa verso metà strada, precisamente a Lone Pine. Scendiamo e ci guardiamo attorno con gli occhi affascinati dei bambini quando scoprono qualcosa di nuovo. Ecco, ho capito! Siamo in un set di un film western, ora assistiamo ad un incontro scontro tra rivali sui loro cavalli, li posso già sentire arrivare. Wow, è troppo bellina come cittadina. Parcheggiamo, scendiamo e da un negozio esce una ragazza che inizia a fare mille complimenti a Julia. Ci dice anche che non possiamo parcheggiare lì perché sul bordo del marciapiede ci sono delle strisce rosse e non si può parcheggiare perché fanno la multa (è stata molto gentile). Andiamo a parcheggiare altrove e poi ci dirigiamo al market dove acquistiamo pane, salumi e bibite e per pagare lasciamo un rene (anche il market della cittadina western sperduta nella California è carissimo, molto più di Walmart). Veniamo attirati da un negozio in legno ed osservando meglio al suo interno notiamo una sedia da barbiere di quelle proprio che si vedono in molte scene di films. Dopo aver scattato un po’ di foto a carrozze parcheggiate, saloon ed altro risaliamo in auto e proseguiamo il nostro viaggio.
Il paesaggio cambia nuovamente forma e colori, dalla steppa passiamo al deserto mentre dietro si vedono le montagne con le cime innevate, la strada diventa più lunga e la visione più ampia. Ad un certo punto veniamo colpiti da un cartello lungo la strada che stona con il magnifico paesaggio, lo osserviamo meglio e leggiamo “DEATH VALLEY”… Wow! Wow, wow, wow, siamo nella Death Valley!!! Osserviamo ancora più attentamente tutto quello che ci circonda, cioè nulla. Guardo a destra, deserto, guardo a sinistra, deserto. Interessante questo posto! Ad un certo punto vediamo delle auto parcheggiate e decidiamo di scendere perché ci sarà sicuramente qualcosa di interessante da fotografare. Ci troviamo al Father Crowley’s Point, un canyon suggestivo per molti ma non per noi che abbiamo potuto ammirare la vastità del Grand Canyon. Risaliamo in auto e poco dopo altra tappa alla Dante’s View da dove possiamo ammirare una panoramica del bacino che formava il Lago di Manly. Poco dopo facciamo un’altra tappa alle Sand Dunes, vicino a Stovepipe Wells, dove il vento ha raccolto la sabbia del deserto in cinque chilometri quadrati. Scendiamo dall’auto e veniamo avvolti da un’ondata di calore, la temperatura quì sale veramente tanto. L’atmosfera è talmente suggestiva che sembra davvero di calpestare sabbia nel deserto africano. Julia si trova totalmente a suo agio intenta a giocare con la sabbia e con qualche rametto trovato, speriamo solo di non fare incontri strani con la fauna del posto (quì infatti vivono il ratto canguro, le lucertole, i serpenti ed i coyote). Dopo altri scatti torniamo al fresco dell’auto, poco più avanti troviamo un distributore di benzina e facciamo il pieno (decisamente molto cara la benzina all’interno della Valle). Mentre Massi litiga con la carta di credito che non viene accettata dal distributore arriva un’auto scura con una testa di animale sul davanti (andiamo bene, proprio bene!). Una volta fatto il pieno riprendiamo la strada asfaltata fino a quando la mia attenzione viene colpita da un’auto parcheggiata e da un tipo che cerca di avvicinarsi ad un cane. “Massi, fermati!!! Accosta, andiamo a vedere!!” – Massi va avanti ed io mi innervosisco così fa immediatamente inversione e si accosta accanto al cane. Wow, è un coyote! E’ magro (poverino, chissà da quanto non mangia), ha il musetto simpatico. “Vieni piccolino”. Mi fissa e cerca di avvicinarsi all’auto poi capiamo che sono in due. Beh, a questo punto eviterei di stringerci troppa amicizia anche se sembrano dei cuccioloni. Dopo qualche scatto e qualche parola scambiata con i due coyote percorriamo l’ultimo tratto di strada della giornata ed arriviamo al Furnace Creek Ranch, una vera oasi nel deserto. Prati curati di un verde intenso, piscina, parco giochi, ristoranti, negozi. Mentre Massi ed i miei fanno il check in io rimango vicino all’auto con Julia e ci passa abbastanza vicino un coyote che attraversa la strada per poi sparire nel deserto (avevo detto che erano cuccioloni). Le stanze sono piacevoli, siamo al piano terra con due belle sedie a dondolo sul prato vista piscina. Mangiamo qualcosina e crolliamo dalla stanchezza. Ci risvegliamo giusto per la cena che facciamo nel ristorante del ranch. La notte quì è speciale, il cielo è talmente pieno di stelle che si riescono ad identificare i carri ed altre costellazioni (era tanto tempo che non ammiravo un simile spettacolo della natura), si sente il rumore della pace (è una strana sensazione che non so ben spiegare). JP è abbastanza stanca quindi noi decidiamo di andare a dormire, ma arrivati in camera brutta notizia… Teddy non c’è più! Lo avevamo portato a cena con noi (lo ricordo perfettamente), controlliamo nel passeggino ma nulla. Panico, terrore… se perdiamo Teddy è la fine. Esco di corsa e lo vado a cercare nel buio delle stradine, gli unici esseri viventi che incontro sono scarafaggi che passeggiano tranquilli nella notte. Mi faccio forza e continuo la ricerca fino a quando lo vedo lì in terra, spaventato anche lui, illuminato dalle stelle. Lo prendo, lo abbraccio e sono felice perché JP sarà felice nel rivederlo. Entro in camera con il piccolo trofeo in mano, JP lo vede e grida di gioia prima di abbracciarlo stretto stretto… lo sapevo 😉