2 maggio – Ore 2.30 mi sveglio la prima volta, navigo su internet e poi crollo nuovamente. Ore 5.15 mi sveglio la seconda volta, mi guardo attorno, non capisco dove sono e crollo. Ore 5.45 la sveglia definitiva. Apro gli occhi, sento Julia accanto e realizzo… San Francisco, wow sono proprio a San Francisco! JP si sveglia, mi abbraccia, la vedo strana…mmmmmm, ti prego dimmi di no, dimmi di no, dimmi di no… 38,5! Cavolo, iniziare la giornata, la vacanza così non si può!! Perfect, non dobbiamo entrare nel panico. No Panic! “Massi, svegliati, muoviti! Julia ha la febbre, dobbiamo darle il latte per poi metterle la supposta!” Doccia super veloce, di corsa da Starbucks… 4 pseudo cappuccini, 4 cornetti ed il latte per JP $ 26… non male… Più veloci della luce torniamo in camera e diamo la tachi alla piccola malata. Veramente no panic 😉 Tour della giornata… Alcatraz e poi giro in città… Cosa facciamo? Andiamo nonostante la febbre? E se sale, se facciamo danni? Va bene, decidiamo di andare sperando nel lieto fine (nella vita bisogna sempre essere ottimisti). Julia è crollata sul passeggino, tutta coperta per non perdere freddo. Ci dirigiamo al Pier 33 dove ci attende il traghetto per visitare il carcere di massima sicurezza di Alcatraz. La giornata è bella ma molto ventosa ed in mare ancora di più. Per questo motivo rimaniamo al coperto mentre vediamo tutti sul ponte che scattano foto e registrano filmini. Arrivati a destinazione ci accoglie una strana atmosfera, c’è pace, nonostante ciò sento nelle orecchie voci lontane, urla di dolore, pianti ed altro. Sono le voci di chi ha vissuto quì, le ascolto nelle cuffiette mentre cammino dove loro camminavano, mentre osservo ciò che loro osservavano. Questa piccola isoletta, questi corridoi, queste celle sono stati testimoni di storie, di violenza, di dolore… quì è stato ucciso un poliziotto durante un tentativo di fuga. Quì Scarface Al Capone ha scontato la sua pena, quì hanno studiato i figli dei poliziotti, quì hanno giocato nei cortili. Tante vite sospese, intrecciate a vari destini. Da quì non si poteva evadere, ma si dice che tre prigionieri siano riusciti a scappare, anche se non si sa che fine abbiano fatto, se siano riusciti a sopravvivere alle acque gelide dell’oceano. Voci dicono che oggi vivono in Brasile… Nel 1963 il carcere ha smesso funzionare e, successivamente, l’isola è stata occupata per circa due anni dalla tribù degli Indiani d’America fino a diventare il Museo che è oggi. Mentre passeggio nel cortile interno, mentre calpesto il piccolo campo da baseball, mentre mi guardo attorno e vedo solo cielo e gabbiani penso che quello era il loro luogo di estrema libertà… “Ciascuno di noi è, in verità, un’immagine del grande gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti” (Richard Bach).
Tornati a San Francisco pranziamo da IN N OUT e poi in hotel per far riposare Julia. Fortunatamente la tachi ha fatto effetto e sembra che la febbre sia solo un ricordo. Nel tardo pomeriggio facciamo un giro per la città sull’autobus turistico “Hop On Hop Off”. Purtroppo non abbiamo visto tantissimo perché costretti a stare al coperto, ma forse è stato anche un bene dato che chi era allo scoperto si è veramente congelato. Lo speaker simpaticissimo, ovviamente un ragazzo italiano 😉 Trattandosi della nostra seconda volta in città, molte cose le avevamo viste bene la volta precedente. Tornati al punto di partenza, dopo un bel giretto, andiamo a piei fino a Lombard Street. Passeggiare per la città con le sue salite e discese ed un passeggino è veramente un grande fatica. Lombard Street è veramente molto bella, totalmente particolare ed originale nel suo genere. Una discesa talmente ripida che è stato necessario trasformarla in un enorme serpentone a zig-zag dove le auto, per poter passare, si vedono costrette a superare delle curve a gomito. La sera cena da Chopito, ristorante pseudo italiano, dove non abbiamo mangiato benissimo. La pizza surgelata e molto cara ed anche il riso per JP fatto con un sugo troppo carico per una bimba. Riso in bianco con tante verdure a pezzetti e in una ciotolina a parte una sorta di sugo dal sapore acidulo e troppo speziato. Risultato… JP ha mangiato la mia pizza ed io assaggiato il suo riso…
Prima di tornare in camera solita tappa al market Walgreen per acquistare tutto ciò che è rimasto in Italia