Dopo aver salutato il Texas e l’Arkansas, ecco il turno del Tennessee.
L’accoglienza non è stata delle migliori. Infatti il coinquilino ha subito discusso a suon di manovre da fighetto con 2 automobilisti locali, insomma con due bulletti con i macchinoni. Non i macchinoni extra lusso. Intendo proprio i macchinoni grandi, con le ruote grandi e con i tipi grandi alla guida. Beh, alla fine è uscito il colognese che è in lui e ce ne siamo andati sgommando. Welcome to Memphis!
Avrei dovuto capire subito che quella città ci avrebbe dato del filo da torcere. E che filo! Cioè, che ragnatele. Il nostro Super 8 era più una location da film degli orrori. Abbiamo lasciato la prima stanza in tempi record. Il lavandino era rotto e loro sapevano, tacevano cercando di ignorare. Per questo motivo ci hanno concesso una seconda camera. Proprio sul Mississippi, proprio sula ferrovia che è proprio sulla free way che è proprio sul Mississippi river. Tra puzza di fiume e rumore di treni e camion, è stato proprio il soggiorno perfetto. Per non parlare di blatte e falene.
Ci siamo messi subito alla ricerca di un hotel di lusso perché proprio non si poteva stare in quel posto. Gentili, carini ma anche no. Immaginate quei motel con l’accesso alle camere dall’esterno. La sera, prendi l’ascensore, presti attenzione a piccoli scarafaggi, esci all’esterno, presti attenzione a blatte e falene, rumore di treni, puzza di fiume, apri la porta ad occhi chiusi perché non vuoi vedere, entri e ti rintani nel lettone con la paura che qualche animale possa entrare. Beh, fortunatamente non abbiamo optato per nessun hotel di lusso. Perché affermo questo? Semplice…
Memphis è la città della musica, ma anche delle blatte.
Dopo un’ottima pizza da Aldo’s (se siete a Memphis, fateci un salto), abbiamo deciso di fare un giro notturno per la città.
Bellissima! Beale Street è la strada più famosa, ricca di negozi e localini.
Musica ovunque, dal blues al rock’n roll. Artisti e musicisti di strada veramente bravi. Colori ovunque, negozi aperti fino a tardi, ma… ma la puzza del Mississippi ovunque, quella puzza strana che non sai se è colpa del fiume, delle fogne o della spazzatura. Per non parlare delle blatte. Correvano impazzite da una parte all’altra della strada. Il mio tour notturno della città è durato veramente poco. Come si dice, il tour è bello quando dura poco.
Anche se non siete appassionati di musica, dovete visitare i luoghi che hanno fatto la storia, come il Sun Studio (706 Union Ave), il leggendario studio di registrazioni dove Elvis ha inciso i primi dischi e non solo lui.
Fare un giro ad Handy Park dove ci si può rilassare un attimo ascoltando musica blues dal vivo. Questo parco su Beale Street è dedicato a William Christopher Handy, il padre del blues.
Altra bellissima attrazione, soprattutto per i più piccoli, è il Peabody Ducks, la marcia di 5 anatre attorno alla fontana della hall del Peabody Hotel. Una tradizione nata nel 1932 e che viene accompagnata con il sottofondo della canzone King Cotton March di John Philip Sousa.
Passeggiando per le strade della città, anche quelle secondarie, è possibile ammirare bellissimi murales.
Altro luogo particolare, ma molto bello è la Memphis Pyramid Arena situata sulle sponde del Mississippi. Originariamente nata proprio come un’arena (il palazzo sportivo cittadino), nel 2012 ha ceduto il posto alla catena Bass Pro Shops. Dal 2015, oltre al megastore, sono presenti anche negozi, un albergo, ristoranti, una pista da bowling, un campo di tiro con l’arco e, al suo apice, una piattaforma di osservazione esterna, dove è possibile ammirare il Mississippi river. Ovviamente è a pagamento. Tutto a tema caccia e pesca. All’interno ci sono acquari enormi con pesci enormi, laghetti artificiali con pesci e papere e, udite udite, anche un coccodrillo.
Poco fuori Memphis è possibile visitare Graceland, la casa dell’intramontabile Elvis Presley.
L’accesso è situato sulla Presley Boulevard, una strada interamente dedicata ad Elvis. Qui, infatti, i ristoranti, i negozi, i motel, hanno tutti dei collegamenti con Elvis.
Vi anticipo che qualsiasi cosa decidiate di fare all’interno di Graceland è a pagamento. Non ci pensate troppo perché ne vale la pena.
Noi abbiamo optato per l’Elvis Experience Tour più la visita ai suoi aeroplani per un totale di $ 62,50 a testa.
Siamo sinceri, non è che tutti i giorni si va a Graceland! Ovviamente, accanto alla biglietteria c’è lo store dove è possibile acquistare di tutto e dove ho scoperto che il selfie con la bocca a culo di gallina l’ha inventato proprio Elvis.
La casa si trova poco distante dalla biglietteria e ci accompagnano con un piccolo bus.
Graceland è una casa circondata da un grande terreno dove Elvis amava passeggiare in sella ai suoi amati cavalli o in sella a una delle sue golf car. Acquistata nel 1957 è stata la sua dimora fino al giorno della sua morte nel 1977. Elvis è sepolto, insieme ai suoi parenti più stretti, accanto alla piscina.
Grazie a questo tour ho imparato tante cose su Elvis che ignoravo. Non è nato a Memphis, ma a Tupelo da una famiglia povera e, per i primi anni della sua vita, ha vissuto in una piccola casa.
Aveva un fratello gemello nato morto. Era molto legato ai suoi genitori.
Era un grande sportivo ed amava moltissimo i suoi cavalli. Possedeva tantissime auto, ma anche moto, barche, una moto slitta, delle golf car e due aerei. Le sue auto personali sono state immortalate in alcuni suoi film.
Nella sua casa amava ospitare le persone a cui teneva, intrattenere i suoi ospiti suonando il pianoforte posto nella prima stanza sulla destra dall’ingresso e giocare a biliardo con i suoi amici.
Della casa mi ha colpito la stanza dedicata al safari, con una cascata di acqua corrente su una parete. Il piccolo panda su una poltrona insieme ad una chitarra. Sì, perché la musica è sempre presente nella vita di Elvis.
Una volta lasciata la casa, si prosegue il tour attraversando enormi stanze ricche di dischi d’oro e non solo, riconoscimenti e tutto quello che ha contribuito a creare il mito di Elvis.
Amava moltissimo il suo pubblico e non ha mai cantato al di fuori degli Stati Uniti. TCB, Taking Care of Business (prenditi cura degli affari) era il suo motto. Questo acronimo era ovunque nella sua vita, sulle sue tute, sulle sue auto, sui suoi aerei, sulle sue collane in oro, anche sulla sua tomba.
Elvis ha sempre pensato che qualcosa di bello avrebbe cambiato la sua vita e così è stato…
“I always felt that someday, somehow, something would happen to change everything for me, and I’d daydream about how it would be.” (Elvis Presley)
Se volete vivere la città di Memphis e il mito di Elvis, guardate il video sotto…