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Le ragazze possono soffrire, ma solo per un tacco 12

L’unico raggio di sole che entra nell’unica fessura della mia serranda della mia camera si infila, prepotentemente, nell’unico spiraglio presente tra la nona e la decima ciglia del mio occhio sinistro. Ovviamente mi sveglia, mi acceca e mi fa iniziare la giornata col piede sbagliato.

A proposito di piede… cavolo, che dolore! La botta della sera precedente si fa sentire e anche bene. Non so se ridere o piangere. La scena mi si ripresenta davanti agli occhi e… che ridere!

Mi metto seduta sul letto, cerco di poggiare il piede a terra e sento qualcosa di morbido. La mia piccola, dolce e tenera palla di pelo mi fissa spaventata. Giorno Tweetty, è ora che ti alzi anche tu. Mi ignora perché lei ha già fatto colazione.

Poggio il piede e… accidenti, che dolore! Zoppico fino alla cucina e poi inizio a camminare bene. Come posso confessare una caduta così idiota? Sapete ieri sono caduta perché ho dimenticato, per l’ennesima volta, di togliere il bloccadisco dallo scooter… No, non posso dirlo. Piuttosto soffro in silenzio.

Dopo la colazione, dopo la doccia, dopo la crema miracolosa sul piede, esco di casa con uma busta anonima con dentro la mia scarpa e il mio tacco. Li osservo, non sono più uniti. Come le migliori delle coppie anche loro hanno subito una rottura. Non vi preoccupate, il dottor calzolaio vi farà tornare una coppia.

“Ciao, dovrei sistemare questa scarpa e questo tacco. Quando saranno pronti?” – Perfetto! Sono pronti nel primo pomeriggio in tempo per la serata di questa sera. 

I’m blue da ba dee da ba daa Da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa, da ba dee da ba daa (io e le mie suonerie sobrie)

“Ciao tesò, come stai?”

“Tutto bene. Ancora rido se ci ripenso….blablabla…blablabla… Ok, allora ci vediamo questa sera sotto casa tua e poi andiamo a Testaccio.”

In jeans, toppino e gli immancabili tacchi mi appresto a vivere la mia serata. E che serata!

Dopo aver parcheggiato lo scooter iniziamo la processione dei locali di Testaccio. Tutto ok se non fosse per queste scarpe, questi tacchi e questo piede. Ma perché non si può andare in discoteca in scarpe da ginnastica!?!??!?!?!!?

Gambe rigide, petto in fuori e pancia in dentro. Cammino dritta. 180 cm.

Gambe molli, petto in dentro e pancia in fuori. Barcollo storta. 173 cm.

Alterno queste due posture fino all’ultimo locale che poi non è l’ultimo perché siamo al terzo giro. Uno aveva la musica brutta, uno aveva la strxx che non vogliamo vedere, uno aveva un ex di non so chi. Insomma ognuno aveva qualcosa che non andava, ma alla fine ci siamo decise.

Eccoci davanti a lui. Il buttafuori. Colui che ha il potere di decidere le sorti della tua serata. “Tesò, parlaci tu.” – “Ma perché sempre io. Non so che dire.” – “Digli solo che vuoi entrare” – Uffi! – “Ciao, come va? Che fai?” – “Lavoro.” – Giusto. Che può fare un buttafuori davanti a un locale? Lavora, ovvio!” – “Tesò, ci stai a prova?” – “No! Sto lavorando per farci entrare.” – “Guarda due minuti e vi faccio entrare. Siete solo voi due?” – “Si, grazie.” – Non capisco se ci fa entrare così velocemente perché gli siamo simpatiche o perché non vuole fare due chiacchiere con me…

Nei due minuti successivi passiamo in rassegna tutta la flora e la fauna in attesa dell’ingresso. Ci giriamo di qua, ci giriamo di là e… STUNC! Terrore nei miei occhi. “Ehi, puoi entrare.” – Sono rigida come una statua, non riesco a muovere neanche un passo. Non può essere successo. Non a me. Non di nuovo. Guardo il mio piede, la mia amica, il mio piede, la mia amica. La mia amica guarda il mio piede, me, il mio piede e realizza… “E mo?”

Con scatto felino mi abbasso, afferro il tacco, lo nascondo in tasca, mi sistemo senza farmi notare. Solito petto in fuori e pancia in dentro e “Tesò, andiamo.” – “Sei sicura?” – “Certo!” – Ringrazio il buttafuori con il mio più dolce dei sorrisi (“Tesò, ci stai a prova’?” – “None, ringrazio e basta.”) e con un’ancheggiatura accentuata ma non voluta mi faccio tutta la passerella dalle transenne all’ingresso vero e proprio. Ignoro gli sguardi, ignoro i commenti, ignoro il dolore, ignoro anche la mega figura demmerxx.

Una volta dentro il locale mi impossesso dell’unico sgabello libero. Mio amato partner per tutta la serata. E, incredibilmente ballo, una volta ad altezza 180 una volta ad altezza 170. Si prevede una serata di alti e bassi. Fortunatamente nessuno degno di nota. Questa sera c’è il sosia di Kakà (il vero Kakà è una mega star del Milan) che, fortunatamente, non mi fa impazzire.

Giusto per rendervi partecipi. Io e tesò incontriamo un sosia a serata. Vediamo sosia ovunque (in realtà, io continuo a vederli). E’ una sorta di giochino carino. In fin dei conti tutti abbiamo dei sosia e noi ci divertiamo a trovare sosia ovunque. Poi vi racconterò del sosia di Totti in Spagna, ma per la Spagna ci vogliono capitoli a parte.

Alla fine la serata è andata bene. Abbiamo ballato, riso e bevuto il solito vodka lemon, questa volta veramente zero vodka e solo lemon. Solito rientro in scooter con un tacco si e un tacco no, ma questa volta non ho dimenticato di togliere il bloccadisco.

E, comunque, ricordatevi che questa moda l’ho lanciata io… 😉

Tacco no tacco

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