Organizzare un viaggio è sempre una bellissima emozione, soprattutto quando il viaggio in questione ti porterà in un luogo magico, al quale si è particolarmente legati. Il tutto è iniziato la scorsa estate, con la proposta da parte dei miei di tornare in America tutti insieme cercando nei mesi di separazione alla partenza di individuare l’itinerario perfetto per noi. Dopo mesi di studio su internet il nostro viaggio ha iniziato a prendere forma e l’attesa dell’ultimo mese è stata ancora più carica di emozioni.
1 maggio – ore 3.15 suona la sveglia. Sento un rumore in lontananza e penso non sia per me, poi rifletto e scatto seduta sul letto. Mi alzo non capendo chi sono , dove sono e perché sono in piedi di notte. Approdo in cucina, faccio colazione (per me sacra anche se non è realmente mattina). Vado in bagno, mi guardo allo specchio e… ma quella sono io?!?!?!?!?!? Paura!!! Doccia super veloce e sento la voce di Julia. Lei è più sveglia di me.Ore 4.45 appuntamento col taxi direzione Fiumicino. Carichiamo in auto le mille valigie quasi vuote (abbiamo deciso di portare solo vestiti che butteremo nel corso del viaggio per far posto ai nuovi acquisti) e salendo a bordo ci guardiamo contenti. Dopo aver lasciato le valigie ci dirigiamo verso i controlli ed ovviamente sbagliamo fila. Veniamo così scortati da un’addetta alla sicurezza ed evitiamo la coda. Stesso trattamento di favore all’imbarco. Viaggiare con i bimbi ha anche i suoi vantaggi. Lasciamo il passeggino sulla porta d’ingresso dell’areo per recuperarlo subito all’atterraggio. Prima destinazione Londra. Decollo e JP, che viaggia con me, dorme come un angelo. Atterraggio indolore e, finalmente, la piccola si sveglia e si guarda attorno cercando di capire dove si trova e perché tutti parlano una lingua strana. Alla dogana i miei genitori passano senza problemi mentre per noi tre sembra esserci qualcosa di strano. La signora ci chiede il documento di ingresso, consegno l’esta, ma mi chiede la green card. Insisto dicendo che noi abbiamo l’esta e non la green card e per quale motivo dovremmo presentarla visto che siamo turisti per un breve periodo. Bene, la PrinBro Family risulta residente in America. Rispondo che per me va benissimo essere residente negli USA, ma che vorrei sapere dove precisamente. Alla fine il disguido si risolve e raggiungiamo i miei. Ci attende un altro controllo dei bagagli con la disperazione di Julia alla quale è stato sotratto il suo amato Teddy per un controllo più accurato (ultimamente i corrieri della droga utilizzano molto i bambini e tutto ciò che ruota attorno a loro). Abbiamo 4h da spendere all’aeroporto in attesa del prossimo volo, tutto il tempo per fare le cose con calma… piccolo giro per negozi. Dopo pranzo ci dirigiamo di corsa verso il gate perché, ovviamente, abbiamo fatto tardi. Arriviamo che già stanno imbarcando, ma noi saltiamo la coda grazie a Julia (i soliti vantaggi del viaggiare con i bimbi). Decollo e JP si addormenta in braccio a me. Dopo un po’ arriva l’assistente di volo e ci fornisce una culla per far dormire la piccolina. Il volo fino a San Francisco è stato tranquillo anche se molto lungo (11 ore e più). Julia è stata buonissima, anche durante la turbolenza che ci ha fatto ballare un pochino. Talmente tanto buona che un gruppo di francesi che viaggiavano con noi ci hanno fatto i complimenti. Recuperiamo velocemente le valigie ed usciamo alla ricerca di un taxi. Buona temperatura, un tiepido sole pomeridiano e tanto vento, troppo vento che mi ha fatto venire subito un forte mal di testa. L’hotel è carino, molto vicino al mare e troviamo ad accoglierci tante bimbe che trascorrono il weekend con le loro mamme (immediatamente penso a Julia e me tra qualche anno insieme alle altre “mamme bruciate” ;)).
Dopo aver sistemato le valigie in camera andiamo a cena al Fisherman’s Wharf. Un bel piattone di fish&chips e poi tutti a dormire perché la giornata è stata intensa e stressante. Lungo la strada di ritorno in hotel ci fermiamo al market che quì sono aperti 24h su 24. Questo diventerà un rito del nostro soggiorno in città, giusto per acquistare tutto quello che abbiamo dimenticato a casa.