La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col vestito alla romana
viva viva la Befana!
Non è un caso che a Roma e soprattutto nella mia famiglia, la Befana sia una festa molto sentita. Babbo Natale era simpatico, ci piaceva, portava bei regali, ma la Befana era il top per vari motivi:
1- DOLCI
Ricordo ancora la cucina a casa di mia nonna. Le calze straripanti di dolci appese sopra il ripiano dei fornelli, i calzini da uomo che con il notevole peso diventavano parigine, ma anche il tavolo pieno di dolciumi e altre cose da mangiare. Tutto ciò che era vietato negli altri 364 giorni dell’anno arrivava la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Adoravo le gomme da masticare fatte a sigaretta, quelle con la figurina all’interno, piene di conservanti, edulcoranti e chi più ne ha più ne metta. Ricordo che con quella sigaretta in bocca mi atteggiavo a grande fumatrice. Proprio io che odio il fumo e che non ho mai preso una sigaretta vera in mano adoravo quelle gomme da masticare. Che poi, alla fine, mica le masticavo.
2- SECONDA OPPORTUNITA’
La Befana era la seconda opportunità. Là dove Babbo Natale aveva fallito, la Befana poteva riuscire. Le lunghe liste scritte per Natale non venivano sempre spuntate tutte. Quindi la Befana era l’ultima chance. Ricordo che andavamo in cucina con la speranza di trovare quel gioco che tanto desideravamo e che, immancabilmente, era sistemato all’angolino come se fosse capitato lì per caso. Toh, la piscina di Barbie!
3- UNA FINTA POVERA
Per proseguire il punto 2, la Befana era una finta povera. “Amore, la Befana è poverella. Non può portare nulla. Solo un giochetto.” Alla faccia della povertà! La Befana, oltre ai giochi, portava anche i dolci. Risparmiava sulla carta, ma a noi non interessava scartare. Noi volevamo solo giocare e mangiare schifezze come non ci fosse un domani. I dolci venivano, giustamente, sequestrati e nascosti, per farci evitare una corsa al PS o dal dentista. Ovviamente avevamo scoperto il nascondiglio e ogni tanto facevamo sparire qualcosina.
4- UNA NOTTE EMOZIONANTE
La notte della Befana ci vedeva tutti sotto lo stesso tetto. Altro che I Cesaroni! Eravamo tutti a casa di mia nonna e c’era il copri fuoco fino alla mattina del 6 gennaio. Nessuno doveva alzarsi dal letto, neanche per andare in bagno. Noi, però, avevamo il peluche che si illuminava al buio (se non sbaglio si chiamava Luciotto o qualcosa del genere) e, di nascosto e senza fare rumore, sfidavamo la furia di mia madre. La sera prima facevamo una mappa per raggiungere la cucina dalla cameretta senza farci vedere. Circa 4 metri senza destare alcun sospetto, senza fare il minimo rumore. Ricordo che strisciavamo fino alla cucina, superando il bagno e la sala da pranzo dove dormivano mio zio e mia madre (almeno così pensavamo). Ricordo che, puntualmente, arrivavamo in cucina convinti di averla fatta franca e ad attenderci c’era sempre lei, la donna che non dorme mai, il terrore di noi bambini, mia madre. Ricordo che, puntualmente, venivamo rimproverati e tornavamo al letto ridendo e sghignazzando.
5- LA NEVE
La Befana, non solo portava dolci e regali, ma anche la neve! Il 6 gennaio 1985 rimarrà nella storia. Noi desideravamo la neve più di ogni altra cosa. L’avevamo chiesta per Natale, ma nulla. Ci avevamo riprovato con la Befana, lo avevamo scritto nella nostra letterina “Cara Befana, per favore portaci la neve” e i nostri genitori ci avevano detto che non erano un desiderio possibile e che avremmo dovuto chiedere altro per non rimanere delusi. Fortunatamente, ogni tanto gli adulti sbagliano. Il 6 gennaio 1985 ci siamo svegliati e siamo andati di corsa alla finestra della cameretta. Questa volta nessuna mappa per raggiungere la cucina. Abbiamo alzato la serranda, spostato le tende e ci siamo trovati davanti agli occhi uno scenario magico, una Roma totalmente bianca. Ricordo che abbiamo iniziato a gridare, abbiamo svegliato tutti dicendo “C’E’ LA NEVE! C’E’ LA NEVE! LA BEFANA, LA BEFANA!”. Frasi sconnesse che rappresentavano, perfettamente, l’eccitazione del momento. Ricordo le discese emozionanti con il sedere sui grandi sacchi neri della spazzatura, le mega pallate di neve, le mani congelate perché non volevamo i guanti ma toccare a mani nude la neve per goderne ogni minimo dettaglio, i pantaloni bagnati per le mega capriole sull’erba morbidissima grazie a quello strato di coltre bianca e il super febbrone del giorno dopo. Se anche voi ricordate la grande nevicata del 6 gennaio 1985 sappiate che è merito nostro!
6- SAPEVAMO TUTTO
I genitori ci facevano credere che era tutto vero e noi facevamo credere loro che ci credevamo. In fin dei conti faceva comodo ad entrambi. Noi scrivevamo le letterine facendoli felici e loro le spuntavano facendoci felici. Ognuno otteneva la felicità dell’altro. Ricordo due eventi in particolare. Uno legato al gioco chiesto da mio cugino M, il trenino elettrico. Io e mio cugino A (il gatto e la volpe) avevamo scoperto che era nascosto sotto il letto di mia nonna. Io e mio cugino A giocavamo insieme per poco tempo senza litigare. Quel pomeriggio eravamo stranamente buoni, tanto stranamente che mia nonna si è preoccupata. “O si sono eliminati a vicenda o stanno confabulando qualcosa.” Senza fare rumore è entrata in camera da letto e ci ha beccati a giocare con il trenino elettrico. Abbiamo dovuto barattare per non essere puniti. Il secondo evento è legato alla bici BMX chiesta da mio cugino A. Avevamo scoperto che era nascosta in fontana. Di nascosto prendevamo le chiavi della fontana e andavamo a fare giri sul terrazzo. Quinto piano senza protezione e senza controllo di un adulto. Due folli. E’ andato tutto liscio fino a quando A non si è sfrantumato al suolo ed abbiamo dovuto dire la verità. Questa volta non abbiamo potuto barattare e siamo stati puniti.
Ancora oggi festeggio la Befana, le scrivo una mega lista e le chiedo anche desideri impossibili come quella neve del 1985.
Ancora oggi aspetto la notte tra il 5 e il 6 gennaio con un’emozione nel cuore unica. La stessa emozione che, inevitabilmente, ho trasmesso a mia figlia.
E voi come festeggiate la Befana?