Dal gruppo whatsapp delle mamme anonime al gruppo whatsapp delle mamme scambiste il passo è breve.
Cambiare scuola significa, inevitabilmente, aprire un nuovo gruppo whatsapp delle mamme di classe. Il tutto, ovviamente, senza chiudere quello vecchio (ma perché?) e senza uscire dal gruppo vecchio perché sembra butto (ma perché?!?).
Entrare in un nuovo gruppo significa ricominciare da capo e così vai con le presentazioni da fare invidia al gruppo degli alcolisti anonimi. “Ciao, sono Donatella mamma di Julia. Si pronuncia Giulia ma si scrive Julia con la J.” – “Ciao, sono xxx mamma di Jacopo. Si pronuncia Iacopo ma si scrive Jacopo con la J.” – “Ciao sono xxx mamma di Martina Sophie. Si legge Sofì ma si scrive Sophie.” A parte Martina Sophie che per tutte è Martina punto, noi mamme nel 2013 di cosa ci facevamo? Siamo in Italia ma soprattutto a Roma, dove tutto siamo tranne che british.
Passato l’imbarazzante momento delle presentazioni, inizia quello delle aggiunte e non parliamo di latte (almeno spero). A 3 anni suonati con 10 euro li mandi al supermercato a comprarsi quello che vogliono. Ah, bei tempi quando con 10 mila lire ci andavi avanti una settimana intera (scusate, piccolo revival nostalgico).
“Aggiungete, per favore, xxx la mamma di Cristian.” – Come si è permessa la mamma di Cristian a chiamarlo senza H? Ah, forse lei ha cavalcato il filone della nuova moda quella che o fatto si scrive senza h.
Quando ormai il ghiaccio si è rotto, inizia il momento degli scambi. “Ciao, nello zainetto di mio figlio ho trovato una tovaglietta di Frozen. Sapete di chi è?” – Silenzio, omertà. Qui sono due le cose, o la mamma di Frozen non si ricorda cosa mette nello zainetto della figlia o si vergogna di quella tovaglietta. Meno omertoso il momento in cui qualche mamma trova delle dimenticanze facendo il consueto inventario serale. “Scusate, qualcuna si è trovata involontariamente la qualunque nello zainetto del proprio figlio?” – (In realtà avrebbe voluto scrivere… e che caxxo anche oggi manca qualcosa. Ma li controllate gli zaini dei vostri figli?????). “No, mi spiace.” – “No, noi no.” E quindi non si capisce se i bambini vanno alla materna o a una scuola di magia. Se non state attente potreste tornare a casa con un altro bambino vestito esattamente come vostro figlio (potete testimoniarlo grazie al selfie scattato prima di uscire di casa, quello prima di entrare a scuola e quello del saluto prima di entrare in classe). I bambini sanno essere più bravi di Brachetti il trasformista (si lo so, mamma del 2013 tu conosci il brachetto. Non ne avevo dubbi calcolando come hai chiamato tuo/a figlio/a).
Ricordo ancora il primo giorno di materna di Julia. L’ho mandata a scuola con un pacchetto di crackers per merenda e senza bicchiere. E’ tornata a casa con il pacchetto di crackers integro ed un delizioso bicchiere rosa delle principesse. “Amore, di chi è questo bicchiere? – “Boh!” – “Come boh? Te lo ha dato la maestra?” – “No, una bimba.” – “Come una bimba!??!!?!?!? E non hai mangiato la merenda. Non avevi fame?” – “Mamma, ho mangiato quella di una bimba.” (Era il primo giorno di scuola e ancora non conosceva i nomi delle compagnette). Da quel momento ho scoperto che mia figlia è una grande scambista. Se la mando a scuola con il Flik Flak dite che torna a casa con un Patek Philippe?
A malincuore ha riconsegnato il bicchiere alla proprietaria. Inevitabilmente abbiamo acquistato un bicchiere rosa delle principesse (identico a quello della bimba) che ho rovinato con il pennarello nero con cui ho scritto JP. Ho preso delle anonime etichette bianche su cui ho scritto con la penna Julia P. e le ho attaccate su tutte le matite colorate e i pennarelli. Una serata buttata visto che la mattina successiva le etichette erano sparite. Si erano staccate durante la notte e ancora non ho capito dove caspita sono andate. Un nervoso che non potete neanche immaginare. Eh no, non le ho rietichettate. Eh si, le nostre matite colorate non sono più tornate a casa.
Grazie a Petit Fernand, ho avuto il piacere di scoprire e provare queste fantastiche etichette adesive e termoadesive. Sono alla moda, sono colorate, sono facili da attaccare ma, soprattutto, non si staccano. La salvezza!!! Si possono personalizzare così da avere un prodotto assolutamente originale. Sfondo, colore, disegno, scritta. What else!
Noi abbiamo scelto delle etichette abbastanza tranquille, il cui colore dominante è il rosa e Julia ha voluto un bellissimo unicorno su tutte. Non a caso conviviamo con una decina di unicorni e una ventina di cavalli. Stiamo pensando di traslocare direttamente in una stalla.
E’ possibile personalizzare ogni tipologia di etichetta in maniera diversa: testo, carattere, colore e si può aggiungere un disegnino tra i tantissimi proposti. Una volta terminato l’ordine, la consegna è stimata in circa 48h lavorative.
Creare etichette per la scuola mi è anche piaciuto (strano, vero?) perché, grazie a Petit Fernand, oltre ad essere divertente e creativo è anche semplice.
Al momento sul sito si può scegliere tra Regali di Natale, Etichette per Vestiti, Etichette Adesive Oggetti, Borraccia Personalizzata, Lunch Box Personalizzata e i fantastici Pacchetti: Asilo Nido-Nascita, Scuola Materna -Scuola Elementare, Gite – Colonie, Pacchetto Scoperta.
Al costo di € 30 abbiamo preso il Pacchetto Scuola Materna composto da ben 140 etichette che ho personalizzato insieme a Julia. 40 etichette termoadesive 1 rigo, 40 etichette autoadesive mini, 10 etichette autoadesive scarpe (IL TOP), 30 etichette autoadesive 1 rigo, 20 etichette autoadesive 2 righi, 3 fogli di carta di protezione necessarie quando si usa il ferro da stiro per incollare le etichette termoadesive e dei simpatici adesivi della mascotte che piacciono tanto a mia figlia.
Simpaticissime sono le etichette per le scarpe, dotate anche della pellicola protettiva che protegge dagli sfregamenti e dal sudore del piedino dei vostri piccoli.
La mia preoccupazione in merito alle etichette termoadesive è sparita in un secondo. L’utilizzo è così semplice che anche il coinquilino non ha avuto difficoltà. Si toglie l’etichetta dal supporto e si appoggia sul vestito. Si copre con la carta di protezione in dotazione. Si preme con decisione sulla carta con il ferro da stiro ben caldo (200° posizionato sul cotone, senza vapore per 12 secondi). Si aspetta che la carta di protezione si raffreddi e si solleva delicatamente. Poi? Basta, è tutto! Semplice, no! Bisogna attendere 24h prima di lavare il capo, poi via libera alle lavatrici del coinquilino (si, a casa nostra le fa lui). Queste etichette resistono al lavaggio fino a 60° e all’asciugatrice (questo vale per i fortunelli che la hanno, per noi no).